La fusione nucleare, cioè quella reazione che consiste nel combinare tra loro nuclei atomici leggeri per formare nuclei più pesanti con rilascio di energia, è una metodologia abbastanza pulita e sicura per soddisfare il nostro fabbisogno energetico. Questa sorta di “Santo Graal” ha eluso gli scienziati per decenni. Schernita a lungo come una prospettiva alla quale sarebbero mancati sempre trent’anni per diventare operativa, questa potente fonte energetica sembra finalmente sul punto di divenire praticabile a livello commerciale. Attualmente sono più di 30 le aziende private dedicate alla fusione in tutto il mondo, in base ad un’indagine condotta nell’ottobre 2021 dall’associazione di settore, la Fusion Industry Association (FIA) con sede a Washington. Le 18 aziende che hanno resi noti i finanziamenti ricevuti affermano di aver attratto più di 2,4 miliardi di dollari in totale, quasi tutti in investimenti privati. Decisivi per queste iniziative sono i progressi dell’informatica e della scienza dei materiali, che rendono possibili anche tecnologie diverse rispetto ai progetti standard portati avanti tanto a lungo da enti nazionali e internazionali. Come ben sappiamo, oggi la ricerca in questo settore sta seguendo tre strade: il confinamento magnetico, il confinamento inerziale e la fusione fredda. In questo articolo si parlerà solo del confinamento magnetico e si farà solo un breve cenno a quello inerziale, mentre la fusione fredda sarà trattata in uno dei prossimi articoli.
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